Il Tazebao – Una settimana convulsa, quella appena iniziata: oltre ad aver confermato la fondatezza delle ipotesi di inside job per l’omicidio di Charlie Kirk (è emerso un documento che attesta una donazione da parte del presunto assassino, Tyler Robinson, a Donald Trump per la sua campagna elettorale, sostenuta del resto da tutta la sua famiglia), ha registrato anche un attacco di Israele al Qatar nel tentativo di eliminare la delegazione di Hamas che si preparava ai colloqui per un cessate il fuoco nella Striscia di Gaza. Obiettivo fallito, nonostante la morte di 8 persone, sei funzionari palestinesi e due qatarioti, poiché i delegati avevano lasciato i telefoni nella sala prima di uscire, sviando così il tracciamento israeliano. Ieri, dunque, in un profluvio di dichiarazioni bellicose da parte soprattutto dei presidenti di Egitto e Iraq circa la necessità dell’unità del mondo arabo-islamico, la creazione di una «alleanza militare sul modello della NATO» per contrastare congiuntamente ogni altra aggressione e il «sostegno a qualsiasi misura che legittimamente il governo del Qatar adotterà in risposta contro Israele», si è tenuto il vertice di Doha. E se all’emirato, evidentemente, le sue posizioni ambigue e sostanzialmente filo-occidentali non sono bastate per mettersi al riparo dalla furia sionista (Netanyahu ha accusato perfino la Cina di sponsorizzare propaganda anti-israeliana in Occidente insieme al Qatar), la dichiarazione uscitane è il proverbiale topolino partorito dalla montagna: appelli alla comunità internazionale affinché adotti «misure legali» per impedire a Israele di «continuare le sue azioni contro il popolo palestinese», generici intenti di «attivare meccanismi di difesa comune», altre critiche a Tel Aviv e addirittura un rinnovato sostegno alla «proposta dei due Stati». Quest’ultimo è stato il pomo della discordia che ha fatto mancare l’approvazione dell’Iran, contrario da sempre a questa piattaforma e favorevole invece a quella dello Stato unico per due popoli, autodeterminandosi secondo il volere dei palestinesi in loco e rimpatriati e senza alcun riconoscimento di Israele. Contrariamente a Tianjin, dunque, il vertice di Doha ha dimostrato ancora una volta la sostanziale divisione e debolezza del mondo arabo, materialmente assente, infatti (con l’unica eccezione dello Yemen, che ne ha infatti criticato i deludenti risultati), anche nella rinnovata offensiva su Gaza, se non con una pur importante richiesta di sospensione dell’adesione di Tel Aviv all’ONU. Molto più attive, paradossalmente, le famiglie degli ostaggi, che manifesteranno sotto l’abitazione di Netanyahu per chiederne il rilascio. (JC)

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