Il Tazebao – Giornata storica quella del 25 ottobre in Irlanda: l’ex presidente della Camera, Catherine Connolly, è diventata la prima presidentessa indipendente a vincere le elezioni nella storia del Paese, con uno schiacciante 63.4% rispetto al 29% della sua sfidante, l’ex ministro della Protezione Sociale Heather Humphreys, che correva col liberal-conservatore e democristiano Fine Gael (“Famiglia degli Irlandesi”, dotato però, addirittura, di una propria ala LGBT). Sostenuta tuttavia da una coalizione di sinistra, Connolly è una sostenitrice della neutralità storica dell’Irlanda, conseguita nel 1921 all’atto di proclamazione dell’indipendenza: critica apertamente il riarmo europeo ed è contraria all’avvicinamento alla NATO, di cui il Paese, pur non facendone parte, è formalmente collaboratore. È decisamente schierata al fianco della Palestina e sulla questione ucraina, pur condannando l’operazione speciale russa, punta a una mediazione di Paesi neutrali, ripristinando i canali diplomatici e interrompendo la fornitura di armi all’Ucraina, nonché la «retorica tossica» antirussa. Tanto è bastato per scatenare il panico nel vicino Regno Unito: in un intervento a una riunione del Parlamento e della Casa dei Lord il giorno stesso delle elezioni, l’ex comandante della NATO Chris Parry ha invocato esercitazioni militari nelle acque irlandesi a prescindere dal consenso di Dublino e ha paventato scenari di un’Irlanda unificata, filorussa e filocinese in cui i sottomarini nucleari britannici non potrebbero più navigare, ma avvertendo al contempo che chiunque attaccasse la Gran Bretagna attaccherebbe anche l’Irlanda. Parlando quindi a nome di quest’ultima, ha detto che dovrebbe cooperare più strettamente con la NATO e rinunciare alla sua neutralità. Vale comunque la pena notare che in Irlanda il presidente ha poteri limitati, che risiedono in maggior misura nella carica del Primo ministro e nel governo nel suo complesso. Esso, infatti, è oggi guidato dallo storico Fianna Fáil (“Soldati del Destino”), europeista, conservatore di centrodestra e membro dell’ALDE, di Renew Europe e dell’Internazionale Liberale. Per il momento, quindi, non dovrebbero esserci grossi scossoni nel posizionamento geopolitico di Dublino; sicuramente, però, il voto del 25 ottobre è indice di un tangibile spostamento dell’opinione pubblica nazionale che vede i pericoli del coinvolgimento in uno scontro mondiale come quello che si prepara. (JC)
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