Per quest’anno Cuba prevede di realizzare una campagna d’esplorazione con la perforazione di vari pozzi di petrolio.
Il Tazebao – Osvaldo López Corso, capo del Gruppo d’Esplorazione e Giacimento dell’Unione Cuba-Petrolio (Cupet) ha spiegato al Granma che, alla fine del 2024, la mancanza di risorse materiali e di finanziamenti ha fatto sì che la produzione del greggio nazionale sia diminuita di 138.028 tonnellate.
«Senza dubbio, ha detto, anche se si producono 40 000 barili al giorno, questo copre solo un terzo del consumo e gran parte di questa produzione proviene dalla striscia petrolifera nazionale cubana, un’area sfruttata da 50 anni», ha precisato.
Nel dettagliare come rendere possibile l’incremento della produzione nazionale, ha puntualizzato che, come primo passo, è necessario che le condizioni naturali siano propizie: «Ci vuole una roccia che genera il greggio, un’altra che lo raccoglie e una che faccia da sigillo per accedere attraverso i pozzi».
Inoltre, ha spiegato ancora, si devono realizzare investigazioni per incrementare il fattore di recupero (la percentuale o la frazione del volume del greggio che si trova nel sottosuolo, che è stato estratto da un giacimento e s’incorpora alla produzione), «dato che i pozzi cubani producono solo il 6 % del greggio che c’è nel sottosuolo e il processo di produzione è molto complesso».
Aumentarlo, ha detto, significa portare questo valore al 10% o 11% e questo raddoppierebbe la produzione.
Poi ha affermato che Cupet, attraverso la politica dell’investigazione ha identificato zone nelle quali esistono giacimenti petroliferi: «per esempio, Boca de Jaruco, tra Fráile e Jibacoa, la zona de L’Avana dell’Est e Alamar, e a sud i giacimenti di Puerto Escondido e Canasí».
Secondo López Corso, ottenere finanziamenti, che sostengano tutta l’infrastruttura petrolifera per perforare più pozzi e incrementare la produzione, è una delle grandi sfide.
Le linee di produzione, ha spiegato ancora, i tubi, i contenitori e gli impianti di trattamento del greggio sono molto danneggiati per la presenza molto elevata di zolfo contenuto nel petrolio nazionale e la vicinanza di questi macchinari al mare.
Ugualmente, è vitale scoprire greggio con una migliore qualità e incontrare giacimenti nelle coste esterne.
Per questo, ha indicato, si deve ricorrere a imprese straniere, molte delle quali hanno limiti per via delle misure del blocco imposto dagli Stati Uniti a Cuba.
Quest’anno si prevede d’eseguire una campagna esplorativa, con la perforazione di vari pozzi, e nuovi dati sismici a sud di Varadero permetteranno di localizzare possibili giacimenti.
Con questa campagna, ha risaltato López Corso, si otterranno tre – cinque nuove scoperte, e questo permetterà un sostenuto incremento della produzione.
Geologicamente, Cuba ha a sud dell’arco vulcanico dei Caraibi e a nord il bordo meridionale della piattaforma nordamericana. La maggior parte della produzione petrolifera in Cuba si localizza in un settore tra l’Avana e Matanzas dove si trova il giacimento più grande che possiede di riserve geologiche nell’ordine di 10 000 milioni di barili. Quasi tutto il territorio cubano, per un’estensione di circa 100 000 km², ha prospettive per l’esplorazione petrolifera come, inoltre, tutta la zona di acque poco profonde e la loro estensione verso la zona di acque profonde.
A Cuba sono state scoperte varie decine di giacimenti di petrolio, la maggior parte di questi di petrolio molto pesante, anche se ne esistono anche di petrolio leggero, medio e molto leggero.
I giacimenti si trovano fondamentalmente nel mare e sono raggiunti dalla terra con perforazioni orizzontali e questo permette non solo d’accedere al giacimento, ma anche d’ottenere una maggior produttività.
La Zona Economica Esclusiva (ZEE) di Cuba nel Golfo del Messico, condivide gli stesi scenari, la stessa roccia madre, le riserve e i sigilli della prolifica conca petrolifera del Golfo del Messico dove sono stati scoperti giacimenti giganti e si è sviluppata una delle più grandi industrie a livello mondiale.