Il Tazebao – Mancano due mesi e mezzo all’insediamento ufficiale di Donald Trump come 47° Presidente degli Stati Uniti d’America, due mesi e mezzo in cui c’è da aspettarsi di tutto, di più e oltre. E infatti le “sorprese” non si fanno attendere: la destituzione, da parte di Scholz, del ministro dell’Economia Christian Lindner a causa di un rifiuto da parte di quest’ultimo relativo allo stanziamento di altri tre miliardi di euro per l’Ucraina ha fatto venir meno il “giallo” della coalizione semaforo, portando a una crisi di governo che porterà al voto di fiducia a gennaio e a nuove elezioni a marzo (anche se Sarah Wagenknecht, leader della sinistra sovranista del BSW, ha chiesto il voto di fiducia subito). E mentre tutti si sperticano in auguri ed elogi al nuovo mandatario americano, la situazione economica non è migliore: Nissan e Stellantis operano ridimensionamenti con tagli, rispettivamente, da 9.000 e altri 1.000 dipendenti, segnando un aggravamento della crisi del settore auto a livello mondiale, da est a ovest. Non che non si trovi in compagnia: i settori nostrani della moda e della meccanica, già duramente colpiti dai processi di dismissione in atto in tutto l’Occidente, sono quelli che, secondo Prometeia, rischiano di più coi nuovi dazi annunciati da Trump (che minacciano di aumentare l’inflazione del 2-3%). Elon Musk, che otterrà verosimilmente un incarico alla Casa Bianca per il taglio delle spese governative, guiderà una task force per decurtare 2.000 miliardi di dollari di spesa pubblica, stando a quanto riporta Milano Finanza. Non è al sicuro neanche l’Olanda, ma in questo caso…da Israele. Sì, perché Netanyahu invierà, si dice, due jet delle IDF per trarre in salvo i tifosi del Maccabi Tel Aviv che ad Amsterdam ne hanno rimediate dalla diaspora musulmana. Stessa musica che al fronte. È proprio il caso di dirlo: la partita entra nel vivo. (JC)
Non solo un anno “di transizione”
Nonostante un Natale in sordina e una crisi che morde tutti, quello che ci accingiamo a vivere insieme è un