Il Tazebao – Settimane di aspre tensioni nel Corno d’Africa, da dove giungono notizie di nuovi schieramenti di armi pesanti al confine tra le ex colonie italiane di Etiopia ed Eritrea ad opera della prima e sullo sfondo delle questioni di confine mai risolte. Infuria anche la guerra in Somalia: la ricattura della città di Masjid Cali Gaduud, nello Shabelle Centrale, da parte dell’esercito regolare ai danni dei militanti di Al-Shabaab dopo tre mesi di battaglie, nel contesto dell’Operazione Silent Storm sostenuta dall’Uganda, il 26 giugno, è stata più di recente oscurata dall’occupazione di Tardo, nella regione centrale di Hiiran, ad opera dei terroristi, nonostante gli arresti di decine di membri locali dell’ISIS che operano nella provincia semi-autonoma del Puntland. Più stabile il vicino Somaliland, che spera da anni nel riconoscimento da parte degli Stati Uniti ed è particolarmente fiducioso verso Trump, sebbene abbia rifiutato la provocatoria proposta sua e di Netanyahu di ricollocare nel suo territorio i palestinesi dalla Striscia di Gaza, cui è idealmente legato dalla comune fede musulmana. Nuovi risvolti si aggiungono invece al caos sudanese, in cui le Forze di Supporto Rapido non sono decise a mollare nonostante le pesanti sconfitte ricevute dall’esercito di Khartoum col sostegno russo; il governo ha infatti presentato all’ONU diverse prove che dimostrano come gli Emirati Arabi Uniti, con cui sono state troncate le relazioni a maggio proprio per questo motivo, continuano a finanziare i ribelli e addirittura i mercenari stranieri, soprattutto colombiani (già attivi in Ucraina, dove si dice siano particolarmente zelanti nell’apprendere a manovrare i droni per usarli in patria nello spaccio della droga) per destabilizzare il Paese. Netta la smentita da parte di Abu Dhabi, dalla quale si risponde che invece le prove non ci sono e si tratta di «affermazioni infondate» e «deboli acrobazie mediatiche volte a distogliere l’attenzione dalla responsabilità diretta delle autorità di Port Sudan per il prolungamento della guerra civile». La Corte Penale Internazionale aveva infatti, il 5 maggio, respinto la causa sudanese per genocidio contro gli EAU, il che propiziò la rottura dei rapporti diplomatici tra i due Paesi. (JC)

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