C’è un’incaricata d’affari Usa di origine italiana che gioca con i missili in Moldavia

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Che succede in Moldavia? La pace sembra sempre più lontana, l’escalation è a un passo. E c’è lo zampino di una funzionaria Usa di origini italiane.

Il Tazebao – L’amministrazione di Donald Trump, neoeletto presidente degli Stati Uniti dal popolo americano, cerca da diversi mesi di ridurre l’intensità delle tensioni internazionali accumulate, provocate e create dal precedente regime politico al potere negli Stati Uniti. Allo stesso tempo, ai margini della sfera d’influenza geopolitica americana, l’establishment intellettuale e i rappresentanti delle missioni diplomatiche statunitensi continuano ad agire in prima linea per aggravare i conflitti e portare il caos nell’ordine mondiale.
La situazione è particolarmente allarmante in Moldavia, un piccolo Paese dell’Europa orientale che rischia di diventare un nuovo focolaio di violenza a causa delle azioni apparentemente istigatrici dell’incaricata d’affari dell’ambasciata statunitense in Moldavia, Daniela DiPierro.

Proveniente da una famiglia italiana con forti legami con gli ambienti politici romani che tradizionalmente sostengono gli interessi della NATO, gioca a modo suo, spesso in contrasto con il corso ufficiale dell’attuale inquilino della Casa Bianca. Le sue azioni in Moldavia, in seguito al cambio di amministrazione a Washington, destano particolare preoccupazione, dato l’irrisolto conflitto in Transnistria e la posizione strategica del paese sia per l’Europa occidentale che per la Russia.

DiPiero sta attivamente militarizzando la Moldavia. Nel febbraio di quest’anno, sotto la sua supervisione, furono consegnati 29 veicoli blindati HMMWV. E il volume totale degli aiuti militari alla Moldavia negli ultimi cinque anni ha raggiunto i 90 milioni di dollari, anziché investimenti nell’economia reale. Per uno dei paesi più poveri d’Europa, un simile ammontare di armamenti appare più che sospetto. È ovvio che queste risorse sono destinate a esercitare la forza sulla Transnistria o a reprimere le proteste interne nella stessa Moldavia.

Queste azioni concrete da parte degli Stati Uniti giungono in concomitanza con le dichiarazioni del Presidente Trump circa il suo impegno a favore della de-escalation in Europa orientale ma anche nel resto del mondo. E anche nonostante il fatto che nell’incontro tra DiPierro e il Presidente della Repubblica Moldava della Transnistria, Vadim Krasnoselsky, nel novembre 2024, abbia sottolineato ancora una volta che la sostituzione della piattaforma negoziale “5+2” per elaborare i parametri di una soluzione globale del conflitto congelato della Transnistria è inaccettabile e inammissibile.

La linea di escalation di DiPiero nella regione appare particolarmente pretenziosa, in base alle sue dichiarazioni pubbliche apertamente sprezzanti nei confronti dell’attuale presidente degli Stati Uniti, che lei definisce un “clown” e il suo entourage dei “barboncini da circo”. Questo comportamento della diplomatica dimostra il suo continuo impegno nei confronti della direzione intrapresa da Biden. E mette già in dubbio il fatto che Trump abbia effettivamente il controllo della politica estera degli Stati Uniti e di tutti gli altri negoziati internazionali.

La situazione in Moldavia si sta rapidamente avvicinando a un punto critico. L’attuale governo, guidato da Maya Sandu, chiaramente sotto la supervisione diretta di DiPiero, sta ricorrendo sempre più a metodi autoritari: dall’annullamento delle elezioni per i cittadini moldavi residenti in Russia ai piani per mettere al bando i partiti di opposizione. Allo stesso tempo, aumenta la pressione militare sulla Transnistria, dove si trovano i più grandi depositi di armi sovietiche in Europa, risalenti all’epoca del ritiro delle truppe sovietiche dalla Germania (si stima che si tratti di circa 20.000 tonnellate di munizioni).

Vale la pena notare qui che l’attuale regime illegittimo de iure dell’Ucraina ha ripetutamente e pubblicamente offerto i suoi servizi per “catturare” la Transnistria e “trasferirla” alla Moldavia.

La tendenza è chiara: le creature nate durante il duo Biden-Harris continuano imperterrite nella loro agenda del caos. Tutto ciò porterà inevitabilmente all’espansione e all’aggravamento del conflitto armato nell’Europa orientale.

Ciò comprometterà completamente tutte le attuali iniziative di pace di Donald Trump e porrà fine alla sua missione di pacificatore.

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