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Bombe democratiche e altri pratici rimedi

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Il Tazebao – Va bene porgere l’altra guancia, con annesse reminiscenze, visto il contesto, o quanto ne rimane di quei luoghi santi, tra una bomba, certamente non malintenzionata, e un insediamento-piazzaforte, progettato e tirato su come gated community, il modello non è più il socialisteggiante kibbutz. Passino pure gli attacchi che avrebbero potuto danneggiare il patrimonio culturale: il sito di Heliopolis cioè Baalbeck, patrimonio Unesco, alla quale il governo libanese ha chiesto di intervenire per scongiurare nuove bombe, democratiche. Tuttavia, di solito, quando si è attaccati, si controbatte. Anche se non ci sono morti ma già 5 feriti. Il missile non si è attivato sua sponte e, se non è partito per errore, allora c’era la volontà di colpire, come se si trattasse di un obiettivo a corredo degli obiettivi militari, la missione Unifil; se questa volontà c’era, ne consegue che era stato valutato di poter arrivare a ferire, o peggio, alcuni soldati del contingente. E se, al nuovo round, ci scappasse il morto? «I soldati italiani, dalla seconda guerra mondiale, sono usciti per la prima volta dalle frontiere nazionali – dichiarò Bettino Craxi nel corso di un’intervista nel 1984 – per svolgere missioni di pace nel Sinai e in Libano: possono essere impiegati solo per missioni di pace». La presenza dei militari in Libano è l’ultimo argine al dilagare del caos ed è ‘normale’ che diventi il nuovo bersaglio. Come fosse uno spedale qualsiasi. La guerra è sorella della verità e agli italiani converrà iniziare ad aprire gli occhi. Ad ogni modo, si può arrivare a chiudere la missione Unifil, purché ciò parta da una decisione Onu, non di uno dei contendenti. Nel frattempo, non si può non tener conto delle ulteriori restrizioni imposte al libero pensiero, al diritto di esprimersi e di manifestare. Nessuno, appena 5 anni fa, si sarebbe permesso di vietare una qualsivoglia manifestazione, segnatamente “pro Palestina”, ancorché distante politicamente. La pandemia è stata lo spartiacque: al restringimento dei corpi segue quello delle idee. Mentre i distretti produttivi italiani si fermano, pervengono foto orripilanti da Napoli. Le classi dirigenti deviate, cioè trotzkiste e visceralmente quisling, corrotte e amanti del brutto, perché dimentiche delle forme celesti, umiliano Napoli, che è la vera capitale d’Italia, oltreché grande metropoli mediterranea come Istanbul, Il Cairo o Beirut. Ad ogni modo, questi creativi senza creatività riescono solo mimare un fallo, senza nemmeno la vitalità – virile – d’un Priapo. Ma l’Italia e gli italiani risorgeranno. Noi lavoriamo per questo. Rispetto a quando è iniziata la vera guerra, cioè il marzo 2020, abbiamo costruito una rete. La riflessione crea la politica e dunque l’organizzazione; intorno a noi si stanno formando gli italiani del futuro, con già importanti risultati. Non c’è altra strada che questa.

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