Nell’era della scarsità, il controllo delle risorse è una partita tutta geopolitica e diplomatica. Michael Harari, già ambasciatore di Israele, coglie l’accordo Israele-Libano in questa luce.
Transatlantic Policy Quarterly – L’accordo tra Israele e Libano sul confine marittimo costituisce un passaggio significativo per ciascuno dei due paesi, con potenziali ricadute sull’arena regionale e internazionale. Dopo la conclusione dei negoziati, il mediatore americano, Amos Hochstein, ha twittato dicendo che “era orgoglioso di servire come mediatore in un accordo storico che dà a Israele sicurezza e stabilità e al Libano l’opportunità, la prosperità e la speranza che merita…”. In poche parole l’essenza di un accordo importante per entrambe le parti.
È opportuno, quindi, considerare i passi previsti per il giorno dopo, soprattutto per evitare che le aspettative di ambo le parti siano deluse.
Per il Libano
Nell’immediato è prevedibile che l’accordo consentirà di completare l’approvvigionamento di gas, di cui si è discusso nei mesi scorsi, dall’Egitto attraverso la Giordania e la Siria fino al Libano (l’intervista con Ehud Yaari). Come ricordato, questo passaggio non è stato completato in quanto Washington non ha fornito adeguate garanzie alle parti interessate (Egitto e Giordania) che l’accordo non violi le sanzioni vigenti al regime di Assad in Siria. Presumibilmente, il ritardo degli Stati Uniti nel fornire le garanzie appropriate è servito anche come mezzo per fare pressione sul Libano per completare l’accordo con Israele. Sebbene l’accordo non risolva i problemi energetici del Libano, allevierà la grave crisi attuale nel paese per quanto riguarda la fornitura di elettricità.
L’accordo con Israele restituisce un messaggio positivo al Libano, ma non una risposta immediata ai suoi problemi economici. Resta da vedere come il governo libanese gestirà le richieste di riforme del FMI e della Banca mondiale prima di approvare prestiti vitali al Libano. Riforme significative obbligheranno l’élite dominante ad adottare misure politico-economiche, cosa che si può presumere non sia entusiasta di farlo. L’opinione pubblica dovrebbe svolgere un ruolo centrale in Libano e nella comunità internazionale per quanto riguarda le riforme necessarie di fronte a un’élite dirigente corrotta e impopolare.
Nel medio termine, il Libano cercherà di sfruttare l’accordo per entrare nel mercato dell’energia. La società energetica francese TOTAL si è impegnata ad avviare immediatamente la perforazione nel campo di Qana. Indispensabile citare le altre partnership in questo campo: l’azienda italiana Eni e il governo libanese. Quest’ultima ha riguadagnato la quota detenuta dalla società russa NOVOTEK (stimata al 20 per cento). Secondo vari report, la compagnia del gas del Qatar sarebbe interessata ad entrare nel mercato libanese e ad acquisire questa quota (oltre a qualche percentuale in più dalle società francesi e italiane).
È estremamente importante allineare le aspettative in queste fasi iniziali, da parte del governo libanese (e della società francese). Dopotutto, si tratta pur sempre di giacimenti potenziali di gas e petrolio, che devono essere trovati.
Si può presumere che, dopo l’accordo con Israele, il Libano cercherà di accelerare le attività energetiche in tutte le sue acque. Il Libano ha completato il primo round di appalti, ma finora questo ha prodotto una sola perforazione, che non ha portato risorse comprovate. C’è da aspettarsi che il Libano cercherà di promuovere la seconda tornata di gare d’appalto, che è stata più volte rinviata, e di costruire intorno all’atmosfera positiva che l’accordo con Israele prevede. In ogni caso, è un processo lungo, anche se con un potenziale più promettente, dato un clima politico più stabile.
Per Israele
Israele si trova in una situazione completamente diversa. Ha già sfruttato le risorse di gas nelle acque di sua compentrnza ottenendone significativi guadagni politico-strategici e a livello economico-energetico. L’accordo rimuoverà i punti interrogativi che incombono sullo sviluppo del campo di Karish – non riguardo al suo essere nelle acque economiche di Israele – ma rimuovendo un potenziale instabile di instabilità o escalation.
La questione delle riserve che si troveranno nel giacimento di gas libanese di Qana (che è condiviso da entrambi i Paesi) dipende, come detto, dalle perforazioni che saranno effettuate dalla compagnia francese. Anche se le entrate future per Israele non devono essere sottovalutate, questo non è un elemento economico significativo che cambierà la situazione nazionale dal punto di vista di Israele. La sua importanza politica, che riguarda le modalità di attuazione dell’accordo con il Libano, aumenta smisuratamente.
Un punto di vista interessante e vitale riguarda la disputa israelo-cipriota sul giacimento di gas congiunto Afrodite-Yishai. Il mancato raggiungimento di un meccanismo concordato da parte dei due Paesi resta tuttora e ancor più enfatizzato considerando l’accordo israelo-libanese. Questo è un punto di grande attualità, proprio in considerazione della crescente attrattività dell’East Med per l’Europa (dopo la guerra in Ucraina) e della dinamica regionale a seguito dell’accordo israelo-libanese.
Per la geopolitica regionale
L’accordo tra Israele e Libano proietta calma sulla regione, a causa del potenziale di escalation che risiede nel fallimento della mediazione americana. La possibilità per il Libano di entrare a far parte del sistema energetico regionale richiederà tempo. Il Libano dovrà prendere decisioni difficili di fronte all’imponente schieramento regionale che è stato costruito negli ultimi anni grazie alle scoperte energetiche. C’è ancora un invito aperto a unirsi al forum regionale del gas (EMGF), ma l’adesione di Israele è ovviamente una sfida seria. Il primo passo potrebbe essere quello di partecipare come osservatore. In ogni caso, è probabile, o si spera, che i risultati positivi delle attese trivellazioni nelle sue acque economiche costringeranno il Libano a seguire un percorso costruttivo e benefico. Si prevede, inoltre, che il Libano passerà alla conclusione di accordi sui suoi confini marittimi con la Siria. Ci si dovrebbe aspettare che la Siria non adotti una politica rapida, in parte (o principalmente) in chiave russa. L’accordo libanese-cipriota che il Libano non ha ratificato necessita di ulteriori discussioni. Resta da vedere come i “nuovi imprenditori” trarranno vantaggio (positivo) dal comprovato potenziale regionale dell’ultimo decennio.
Per l’arena internazionale
L’importanza dell’accordo israelo-libanese per l’arena internazionale, e per gli Stati Uniti, in particolare, riguarda due aspetti chiave: neutralizzare un potenziale di escalation nella regione; e un messaggio positivo sulla formazione di un fronte energetico occidentale contro la Russia, anche se le prospettive di attuazione dell’energia guardano avanti di parecchi anni. Il MOU trilaterale tra Israele, Egitto e Unione Europea, firmato lo scorso giugno al Cairo, ha illustrato l’attrattiva del Mediterraneo orientale per l’Europa. L’accordo libanese-israeliano si inserisce bene in questo.
Conclusione
Sarebbe giusto, anzi realistico, avere massima cautela in merito alle potenziali ricadute positive derivanti dall’accordo. Il test principale sta nella sua attuazione e il modo in cui le due parti, così come gli Stati Uniti, che hanno una responsabilità che non dovrebbe essere sopravvalutata, affronteranno le difficoltà che ovviamente sorgeranno.
Allo stesso tempo, entrambe le parti potrebbero dover prendere decisioni difficili e non è scontato. Ciò è particolarmente evidente nell’arena libanese, con tanti giocatori che hanno generalmente dimostrato di non poter superare i loro diversi interessi e di aver bisogno di una crisi politico-economica senza precedenti per colmare i divari tra loro.
Allo stesso modo, Israele ha riconosciuto questa finestra di opportunità e ha preso decisioni complesse, in circostanze politiche difficili (pre-elezioni), che hanno prodotto irrequietezza nell’arena interna. La preferenza per la via diplomatica, e il riconoscimento dello straordinario incontro di interessi con il Libano, forniscono a Israele molti punti meritori.
Gli Stati Uniti hanno dimostrato ancora una volta la loro grande vitalità nella regione, proprio in un momento in cui si percepisce una riduzione dell’attenzione alla regione.
Con il tempo sarà più chiaro se questo accordo ha cambiato le regole del gioco in una regione complicata e impegnativa e di quali lezioni potrebbero far tesoro gli altri attori nella regione.