A Kursk si combatte di nuovo

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Il Tazebao – Prima di tutto, bisogna aver chiaro che questa è una guerra contro la Russia, ovvero il nuovo capitolo dell’irrinunciabile scontro tra Terra e Mare, ma è anche, come le due ultime guerre puniche, una guerra contro l’Europa che prima stava diventando un magnete continentale. Merito dell’integrazione proprio con Russia e Cina. Così è. E l’attacco degli Ucraini a Kursk, proprio a Kursk, serve a prolungare ancora le ostilità, anche in vista di un eventuale avvicendamento alla Casa Bianca, mettendo il nuovo presidente di fronte al fatto compiuto. Se i russi non avranno difficoltà a pompare la retorica della nuova guerra patriottica, gli ucraini potranno continuare a battere cassa. A questo giro gli è andata meglio che con la celeberrima controffensiva. Come primo provvedimento urgente, i Laburisti, tornati al potere dopo il cruciale decennio conservatore, hanno subito mostrato indubbie doti di progressismo, introducendo nuovi reati di pensiero e di espressione dopo le proteste “anti-immigrati” che hanno attraversato il paese. Nessuna protesta di liberali o democratici, tutto regolare, insomma. Quattro secoli di Cromwell servono pure a qualcosa: non si sa se producano qualcosa di paragonabile alla cultura della tanto detestata Europa; di certo vietano bene. Del resto, i nipotini di Paul, Mick e gli altri, che già non avevano pensione, devono farsi massacrare, in silenzio. Nel mentre, non si possono ignorare i segnali negativi che vengono dai mercati, con le borse che collassano, e soprattutto dall’economia reale. Guerra e fame sono la cifra del nostro tempo, chi può si tenga sempre pronto. Saluti da Lubiana, sulla cui cattedrale ci sono San Bonaventura e Tommaso d’Aquino.

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