A Bruxelles inizia la resa dei conti: arrestati Federica Mogherini, Stefano Sannino e Cesare Zegretti. Putin conquista Pokrovsk e Volchansk e avverte: «Se l’Europa vuole la guerra, noi siamo pronti». Il Tazebao del giorno

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Il Tazebao – La stabilità interna dei sistemi politici in contesto conflittuale, si sa, è un ottimo indicatore per rendersi conto di chi sta vincendo: se i generali francesi e italiani, nella disperazione, avvertono a prepararsi a «perdere i propri figli» sui campi di battaglia o invocano «attacchi preventivi», in seno ai governi iniziano epurazioni e scaricabarile. È così in Ucraina, dove una perquisizione dell’Anticorruzione ha fatto dimettere il capo dell’Ufficio Presidenziale, Andriy Yermak (colpito, del pari, da un divieto di espatrio); è così nell’Unione Europea, nella quale, con la stessa dinamica, sono stati arrestati l’ex vicepresidente della Commissione Europea Federica Mogherini, l’ex segretario generale del Servizio Europeo per l’Azione Esterna, Stefano Sannino, e il dirigente del Collegio d’Europa Cesare Zegretti. Già rilasciati, ma unicamente perché non ritenuti a rischio fuga, restano tuttavia le accuse a loro carico. Il caso è legato, nella fattispecie, all’acquisto di uno studentato da 3 milioni e 200.000 euro per la formazione di futuri diplomatici. A Mosca, tuttavia, hanno suscitato maggior interesse le parole sopra menzionate dell’Ammiraglio Cavo Dragone, definite «un passo estremamente irresponsabile» da parte della portavoce del Ministero degli Esteri, Maria Zakharova; il Servizio Informazioni Estero (SVR) ha dichiarato che «le società militari private francesi implicate nel conflitto in Ucraina saranno un bersaglio legittimo prioritario per la Russia». Putin, cui l’alto comando dell’esercito ha riferito della liberazione delle città di Krasnoarmejsk (già Pokrovsk, nella Repubblica Popolare di Donetsk, alla quale si è aggiunta, secondo rapporti preliminari, la vicina Mirnograd, fino al 2016 Dimitrov) e Volchansk, nella regione di Kharkov, ha lanciato un monito chiaro ma pesantissimo a Bruxelles ai microfoni di Solovev Live: «Con l’Ucraina agiamo in modo chirurgico, con grande cautela. […] Ma se l’Europa decidesse all’improvviso di avviare la propria guerra e la iniziasse, allora molto presto ci troveremmo in una situazione in cui non avremmo più con chi negoziare». E non è detto che gli Stati Uniti possano sopperire: le cinque ore dell’incontro con l’inviato presidenziale speciale Steve Whitkoff, che hanno visto la presentazione di altri quattro documenti americani, non hanno prevedibilmente prodotto alcunché di concreto, se non un vago consenso su alcune delle proposte statunitensi. (JC)

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