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26 Julio. Patria o muerte, ma dov’è la patria?

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Il Tazebao – In data 24/07/2024, a Roma, si è svolta presso l’ambasciata cubana una celebrazione in ricordo del 26 luglio, l’inizio della Rivoluzione cubana. A questa manifestazione, alla quale abbiamo partecipato su invito di Asi Cuba, hanno partecipato molteplici organizzazioni della sinistra “anti-imperialista”, le quali hanno tenuto vari discorsi nei quali hanno parlato della situazione passata e presente, a Cuba e nel mondo. Questi discorsi hanno affrontato vari temi, dalla giusta condanna dell’embrago ai giusti plausi per i traguardi della grande Cuba socialista, ma c’è stato un grande assente: la questione nazionale. In questi discorsi toccare l’Italia è stato come taboo, un po’ come nominare gli alleati strategici di Cuba. In questi discorsi si è evitato il più possibile di trattare di questi – dirimenti – temi; le motivazioni sono abbastanza palesi: manca la volontà di trattarli. Ormai buona parte della sinistra “anti-imperialista” non sa più cosa significhi patriottismo e soprattutto non sa stare al passo coi tempi. Tutti a gridare “patria o muerte” ma dov’è quell’amor di patria per cui si deve morire? Dulce et decorum est pro patria mori, eppure nessuno è stato capace anche solo di dire di seguire l’esempio del 26 luglio in Italia e questo non è accetabile. Questi sedicenti compagni vogliono fare la rivoluzione in una nazione che hanno paura di nominare, spesso condannando gli stessi alleati che dovrebbero aiutarli a fare la suddetta rivoluzione. Non ci siamo.

Viene da chiedersi come siamo arrivati a ciò nel paese di Garibaldi, noi italiani che per farlo questo Belpaese morivamo sui monti, sulle spiagge, nelle città e nelle colline, noi che pur di salvarla questa bella Italia andavamo sui monti, ed ora abbiamo il terrore intrinseco di dire che dovremmo fare come Fidel nella nostra patria. E da questo abbandono dei valori patriottici deriva il collasso dell’idea stessa di socialismo e rivoluzione, cosa dimostrata dal fatto che oltre alla bella parata e gli slogan a squarciagola queste formazioni politiche non abbiano fatto altro, andandosene poco dopo la fine dell’evento (non è dato sapere per quali inderogabili impellenze). Solo il SOCIT è rimasto a coltivare un minimo le relazioni internazionali con l’ambasciata e a organizzarsi per il futuro; nell’occasione, inoltre, il consigliere politico Dott. Damian Delgado Vazquez ha richiesto al SOCIT di emanare un comunicato ufficiale come organizzazione per condannare fermamente la politica di Washington verso Cuba, dicendo che ogni comunicato è importante e che ogni organizazione, grande o piccola, dovrebbe rilasciarne uno. Il segretario Giovanni Amicarella (più volte su Il Tazebao ha riservato randellate alla “sinistra”) ha risposto positivamente a questa richiesta promettendo di rilasciare il comunicato quanto prima, oltre al comunicato si è discusso del futuro delle relazioni ambasciata-SOCIT. Ci si chiede se le organizzazioni andate via in fretta e furia dopo aver fatto la loro parata manterrano relazioni simili in futuro.

E parlando di futuro viene da chiedersi che futuro possono avere queste organizzazioni, tra la scissione dell’atomo, la disperata carenza ideologica e crisi identitarie senza fine. Se queste organizzazioni cantasserò di meno io soy Fidel e imparassero un po’ di più la sua pratica dell’obiettivo si ritroverebbero davanti all’innegabile realtà che il 26 non sarebbe mai nato senza un profondo amore per la propria patria e una profonda volontà di migliorarla. Solo con questo profondo amore per la patria si può resistere per tutti questi terribili anni al blocco navale USA.

Chiudendo il discorso della situazione italiana, non si può che essere ispirati dalla resilienza, quella vera, e dall’orgoglio del popolo cubano nonché dal grande spirito della rivoluzione del 26 de Julio! Un esempio di liberazione nazionale, oggi più vivo di ieri, che ad oggi va dalla parte di coloro che vogliono un ordine multipolare e la fine dell’oppresione americana nel mondo. Gli yankee possono mettere un uomo sulla luna, ma non potranno mai mettere un loro uomo a Cuba finché questo spirito prevarrà! (Sov)

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