Il Tazebao – Esattamente dieci anni fa, nel contesto dei convulsi eventi del Maidan che hanno portato alla tragica situazione in cui versa oggi l’Ucraina, si produsse un avvenimento che all’epoca, e negli otto anni successivi, fece scalpore e destò la condanna unanime di tutto il mondo, finché la sua genesi e lo svolgimento dei fatti non furono stravolti a posteriori dopo il 2022: l’incendio appiccato alla Casa dei Sindacati di Odessa dalle organizzazioni e dalle bande paramilitari neonaziste che dirigevano le violente proteste contro il presidente Viktor Yanukovich (niente affatto filorusso, come viene abitualmente dipinto sia dai sostenitori che dai detrattori di quegli avvenimenti) provocò, secondo il bilancio ufficiale, 42 morti e 174 feriti tra coloro che si erano rifugiati al suo interno per sfuggire alle violenze che si verificavano per strada. All’interno dell’edificio, costruito nel 1958 originariamente per il Partito Comunista della RSS Ucraina e trasferito nel 1982 alla sezione odessita della Federazione dei Sindacati dell’URSS, furono rinvenuti corpi di donne violentate e il cadavere un ragazzo di 17 anni, Vadim Papura, a cui fu recisa la gola per togliergli la collana con la croce ortodossa che portava al collo e che i suoi aguzzini non riuscirono a strappargli. Il fatto che l’erogazione di luce e acqua fosse stata tagliata ore prima dimostra a tutti gli effetti il carattere premeditato dell’azione. E mentre oggi si parla di “incendio casualmente avvenuto ai danni di persone casualmente all’interno dell’edificio” (ripetizione voluta), il rispetto per tutti i morti innocenti di quest’ultimo terribile decennio ci impone di ristabilire la verità dei fatti. (JC)
Non solo un anno “di transizione”
Nonostante un Natale in sordina e una crisi che morde tutti, quello che ci accingiamo a vivere insieme è un