Altro giro, altra corsa: oltre allo scambio di prigionieri, niente di concordato a Istanbul. Il conflitto ucraino si decide ancora sul campo di battaglia. Il Tazebao del giorno

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Il Tazebao – Come previsto e ampiamente prevedibile, a parte lo scambio di migliaia di prigionieri (comunque importantissimo dal punto di vista umano e umanitario), da Istanbul non è uscito nulla relativamente al conflitto ucraino. Ogni parte insiste sui propri obiettivi: gli ucraini vogliono il ritiro delle truppe russe da Donbass e Novorossiya, compensi, riparazioni a spese dei russi e diritto a entrare anche nella NATO; Mosca chiede invece il riconoscimento internazionale dei nuovi territori, Crimea compresa, e non si smuove dalla denazificazione, smilitarizzazione e neutralità dell’Ucraina. Questo terzo round di colloqui, contando il primo del 2022, si è svolto peraltro sullo sfondo di massicci attacchi ucraini nell’entroterra russo, con droni che hanno raggiunto persino Murmansk e Irkutsk, ma che, immagini satellitari alla mano, dimostrano pochi risultati: “solo” tre Tu-95MS distrutti su cinquanta in dotazione alle forze russe, quattro Tu-95M3 distrutti e un altro danneggiato a Irkutsk; colpiti quattro Tu-95M e un AN-12, per un totale di 12 bombardieri e un aereo cargo distrutti o danneggiati. Ben lontani dai “41 aerei strategici” vantati inizialmente dalle fonti ucraine, cifra poi infatti da esse stesse smentita. Se grande è l’impatto mediatico, nullo è quello pratico sul campo: nel solo mese di maggio, i russi hanno conquistato ben 580 km² di territorio (15 solo nella regione di Sumy), un record da inizio anno, con più di venti insediamenti liberati: Bogatyr, Mirolyubovka, Novoolenovka, Otradnoye, Stupochki, Romanovka, Gnatovka, Shevchenko Pervoye, Novopol, Staraya Nikolaevka, Redkodub e Lipovoye nella RP di Donetsk; Maryino, Loknya, Vodolagi, Alekseevka, Kostantinovka, Vladimirovka e Belovody nella regione di Sumy e Stroyevka, Kondrashovka e Radkovka a Kharkov. Secondo rapporti preliminari, sarebbero state catturatre anche Zarya, Dachnoye e Dileevka nella RP di Donetsk e Kondratovka, Novonikolaevka e Andreevka nella regione di Sumy. Il fronte non solo continua a spostarsi a ovest, ma oltre al suo allargamento a Sumy, e probabilmente anche altrove (molta è la speculazione informativa sui penultimi colloqui turchi, con la delegazione russa che secondo fonti non confermate avrebbe addirittura chiesto la cessione integrale delle regioni di Sumy e Kharkov alla sovranità di Mosca, col capo delegato che avrebbe avvertito i colleghi ucraini del fatto che si sarebbero trovati a cedere ulteriori territori la prossima volta qualora non avessero accettato le condizioni russe), si osservano occasionali “sforamenti” al confine, come a Maryino e Kostantinovka nell’oblast di Sumy e Stroyevka in quello di Kharkov. Sempre più inutili, quindi, i tentativi ucraini di riconquistare territori nella regione di Kursk, e ancor più il ricorso al terrorismo, come in quest’ultima e in quella di Bryansk. In tutto ciò, le truppe russe sono ruscite a raggiungere il confine della regione di Dnepropetrovsk il 21 maggio. (JC)

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