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USA 2020, La composizione del voto e il peso delle minoranze

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Una dettagliata analisi del voto di USA 2020.

Trump tiene con la middle class ma minoranze e poveri fanno spiccare il volo a Biden.

Dopo una campagna elettorale segnata da costanti scandali, è stata dichiarata dai media la vittoria di Biden alle elezioni USA 2020. Non succedeva che un presidente americano non fosse rieletto al secondo mandato dal 1992, quando Clinton vinse contro Bush padre.

Biden viene eletto con un supporto delle élites trasversale. A spendersi per la sua elezione ci sono diverse famiglie presidenziali. Obama appare in video e scrive articoli in suo favore, Bush si congratula con lui per la vittoria.

A livello di fondi elettorali, i Democratici (entrano in autunno) con 141 milioni di dollari in più degli avversari, capovolgendo la situazione dell’inizio della campagna presidenziale. Un enorme vantaggio su Trump, che in estate ha dovuto stringere la cinghia e ridurre le pubblicità televisive (e che è finito, secondo il sociologo Tabasso, in un tritacarne mediatico-giudiziario).

Vittoria di Pirro al Congresso. I democratici riescono a mantenere una maggioranza risicata, perdendo diversi posti alla Camera. Al Senato, invece, sono testa a testa: al momento i repubblicani hanno 50 posti, contro 48 per la coalizione di democratici e indipendenti. Mancano ancora due senatori da eleggere a gennaio e qualora vi fosse un pari numero di senatori spetterebbe a Kamala Harris fare da ago della bilancia in Senato. Il Senato ha potere legislativo, ma ha anche il potere di eleggere i giudici della Corte Suprema.

Il caso Georgia

A rendere ancora più importante l’attesa delle elezioni di gennaio c’è il fatto che i seggi contesi sono in Georgia, la quale ha una legge particolare – risalente al periodo dell’apartheid – secondo la quale qualsiasi rappresentante eletto al Congresso ha bisogno di almeno il 50% dei voti. Per questo si andrà al ballottaggio.

La Georgia è uno “stato rosso”, storicamente e fieramente repubblicano. Ma è anche il luogo di nascita di Martin Luther King e delle battaglie per i diritti civili, con un terzo della popolazione di origine afroamericana. Passando di mano ai democratici, la Georgia è stata decisiva nel determinare la vittoria di Biden.

La composizione del voto

Decisiva è stata anche la composizione demografica degli elettori, il cui assetto è cambiato dal 2016. L’età media degli elettori si è alzata, rispecchiando l’aumento delle aspettative di vita.

C’è stato un boom di elettori di origine sudamericana, che hanno raggiunto e superato gli elettori afroamericani. Secondo i sondaggi, fra i sudamericani si è registrato un aumento di supporto per Trump rispetto al 2016 (35%), ma questo evidentemente non è bastato.

Nel frattempo, il 90% degli elettori afroamericani era a favore di Biden. Dati importanti, visto che queste due minoranze insieme arrivano quasi al 30% dell’elettorato. Biden è risultato più popolare fra gli elettori più poveri e quelli più ricchi e fra le donne.

Il presidente uscente era invece il preferito della middle class (50% contro il 48% di Biden) e degli elettori ed elettrici bianchi e non laureati (rispettivamente 64% e 60%). Fra gli elettori indecisi, la maggior parte ha poi supportato Trump.

Questi sondaggi, con il senno di poi, si rilevano attendibili. Biden ha annunciato la campagna elettorale dicendo al suo elettorato afroamericano “Se non votate per me non siete neri!”. E da allora ha tentato di tutto per guadagnarsi il prezioso voto di gruppi etnici in particolare, dalla scelta della Harris alla scelta di “Despacito” come colonna sonora dei raduni dei democratici.

Nonostante Trump si sia creato un bacino elettorale fedelissimo (che secondo Massimo Rocca costituirà una vera e propria corrente), evidentemente non è riuscito a generare trazione fra i voti di protesta che nel 2016 erano stati determinanti.

L’amministrazione si è poi trovata impreparata di fronte al virus e alle proteste Black Lives Matter, permettendo a Biden di rispondere alle domande dei dibattiti presidenziali con “Almeno io ho un piano!”. E a giudicare dalla coalizione che gli si è creata intorno, l’unica cosa certa è che il “piano” sarà un pot pourri di interessi e compromessi.

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